Quando si commissiona un parere pro veritate, specialmente uno così complesso e basato su un'analisi documentale specifica, l'obbligazione dell'avvocato non è quella generica di "fare il possibile". L'incarico era analizzare quei documenti e darti una rotta. Un parere che ignora i fatti e i documenti, come quello che descrivi, non è un parere "opinabile" o "sbagliato" (che pure può succedere), ma è un parere diverso da quello che hai commissionato. È come chiedere un'analisi del sangue e ricevere una lezione teorica di biologia. Se la prestazione è talmente negligente da risultare totalmente inutile allo scopo per cui è stata pagata, l'inadempimento è grave e può mettere in discussione il diritto al compenso, fino a giustificare la richiesta di restituzione di quanto già versato.
Riguardo al sospetto sull'uso dell'intelligenza artificiale, eviterei di accusarlo di come ha lavorato (se con l'IA o meno), ma sull'effetto del suo lavoro. Che l'abbia scritto lui a mano o un'IA, il risultato che descrivi è professionalmente inaccettabile. Le "allucinazioni" e gli errori fattuali (come il non vedere documenti che gli hai dato) sono la prova oggettiva dell'incuria, della mancanza di revisione e della palese violazione del dovere di diligenza e competenza. È questo che conta. Peraltro, al di là delle normative specifiche sull'uso dell'IA negli studi legali, che sono in piena evoluzione, il principio fondamentale è che l'avvocato deve garantire trasparenza sull'uso di certi strumenti e, soprattutto, rimane l'unico responsabile della correttezza, della competenza e dell'analisi umana e critica che mette nel parere. Non può "copincollare" un risultato automatico e non revisionato.
Dato che la mail cortese non ha funzionato, devi passare a una comunicazione formale, una PEC o una Raccomandata A/R. Non per "fare la guerra", ma per mettere un punto fermo e tutelarti. Scriverei che, ricevuto il parere in data X, pur apprezzando "l'approfondimento dottrinale", questo si rivela purtroppo di nessuna utilità pratica per le finalità dell'incarico. Fagli un elenco puntuale oggettivo delle mancanze: manca l'analisi dei documenti X e Y (che erano il cuore dell'incarico), manca l'incrocio tra i referti medici e i prelievi, si afferma erroneamente che mancano prove invece fornite, manca del tutto l'identificazione di illeciti e, infine, manca l'indicazione delle azioni, dei costi e dei tempi. E concludi chiedendo, entro un termine breve (es. 10-15 giorni), un'integrazione sostanziale che risponda a questi punti, chiarendo che era questo l'oggetto del contratto che hai interamente saldato in anticipo.
Se ignora anche questo, o se la risposta è insoddisfacente, allora il passo successivo è un esposto al Consiglio dell'Ordine. È un tuo diritto e serve proprio a tutelare i cittadini (e la stessa avvocatura) da comportamenti del genere.