Mi sembra che ci sia una contraddizione di fondo nell'affermare che i denari sul conto corrente sono stati "riconosciuti di un terzo tramite sentenza o d.i. irrevocabile". Un decreto ingiuntivo non può "riconoscere" la proprietà di somme depositate, ma semplicemente ingiunge un pagamento. Una sentenza, invece, potrebbe effettivamente dichiarare la proprietà di determinate somme, come nel caso di un conto cointestato dove sia stata superata la presunzione di contitolarità.
In assenza di un'opposizione tempestiva, il terzo potrebbe ancora tentare alcune strade: potrebbe proporre un'azione di arricchimento senza causa ex art. 2041 c.c. contro il creditore procedente che ha beneficiato indebitamente di somme non appartenenti al debitore esecutato; oppure potrebbe agire con un'azione risarcitoria nei confronti del debitore esecutato stesso. Potrebbe anche valutare la possibilità di un'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c., ma solo se sussistono vizi formali della procedura.
Se invece il "riconoscimento" derivasse effettivamente da un decreto ingiuntivo, come accennato nel quesito, allora probabilmente staremmo parlando di un credito del terzo verso il debitore pignorato, e in tal caso il terzo sarebbe semplicemente un creditore concorrente, non un proprietario del denaro. In questa ipotesi, avrebbe dovuto partecipare alla distribuzione del ricavato ai sensi dell'art. 499 c.p.c.
Per dare una risposta più precisa è però necessario chiarire in che senso il denaro è stato "riconosciuto" di proprietà del terzo, quale rapporto intercorre tra il terzo e il debitore esecutato, e se esiste documentazione bancaria che attesti la provenienza delle somme. Senza questi chiarimenti, temo che qualsiasi risposta potrebbe risultare azzardata.