Un appartenente alla Polizia di Stato è tenuto a mantenere un comportamento che rispetti i principi costituzionali e i valori democratici, sia in servizio che nella vita privata.
La legge italiana vieta l'apologia del fascismo. La Legge Scelba del 1952 punisce chiunque promuova o esalti pubblicamente esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, con pene che possono arrivare fino a due anni di reclusione. Inoltre, la Legge Mancino del 1993 sanziona chi compie manifestazioni esteriori o ostenta simboli propri di organizzazioni che incitano alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, prevedendo pene fino a tre anni di reclusione.
Per quanto riguarda il personale della Polizia di Stato, esistono specifiche direttive sull'uso dei social network. Una circolare del Ministero dell'Interno del 24 ottobre 2019 sottolinea che gli operatori di polizia devono evitare di pubblicare contenuti che possano arrecare danno all'immagine dell'Amministrazione o violare i principi di imparzialità e correttezza. In particolare, si raccomanda di non divulgare informazioni, immagini o opinioni che possano essere interpretate come discriminatorie o contrarie ai valori democratici.
Pertanto, la pubblicazione di contenuti che richiamano simboli o gesti del periodo fascista o di movimenti estremisti potrebbe non solo configurare un illecito penale, ma anche comportare sanzioni disciplinari per violazione delle norme interne alla Polizia di Stato. È fondamentale che gli appartenenti alle forze dell'ordine mantengano un comportamento, anche online, conforme ai principi democratici e rispettoso delle leggi vigenti.