Il compenso del custode viene calcolato “per scaglioni” in modo progressivo, cioè applicando per ogni porzione di valore la relativa percentuale e sommando poi i singoli risultati. Questa modalità evita salti di compenso illogici nelle fasce di passaggio fra uno scaglione e il successivo. Se prendiamo un immobile da 25.000 euro, la percentuale stabilita dal Decreto (3%) si applica su tutto l’importo, producendo un compenso di 750 euro. Se invece ne valesse 25.001, con il sistema progressivo si calcola il 3% su 25.000 (750 euro) e l’1% su 1 euro residuo (circa 0,01 euro), per un totale che resta praticamente invariato rispetto a 25.000. Con un criterio “a scaglione unico” (e dunque lo scaglione successivo di sola competenza sul valore complessivo), la percentuale sarebbe l’1% su 25.001, dando 250,01 euro: un risultato paradossale, perché sarebbe inferiore a quello per un valore di poco inferiore a 25.000.
Lo stesso vale per la soglia di 100.000. Con il calcolo progressivo, fino a 25.000 si applica il 3% (750 euro), da 25.000,01 a 100.000 si applica l’1% (75.000 * 1% = 750 euro) per un totale di 1.500 euro. Se il valore fosse 100.001, occorrerebbe aggiungere lo 0,8% sulla parte eccedente i 100.000 (0,8% di 1 euro, cioè un’inezia) e dunque sostanzialmente si arriverebbe ancora a 1.500 euro. Con il sistema “a scaglione unico”, invece, chi supera di un euro la soglia di 100.000 finirebbe per rientrare interamente nel più basso scaglione dello 0,8%, ottenendo un compenso di 800 euro, minore di quello corrisposto a un valore di 100.000.
È evidente che il metodo progressivo, oltre a risultare coerente col tenore letterale del DM 80/2009, evita la distorsione secondo la quale un immobile che supera di poco la soglia di uno scaglione produce un compenso più basso di quello applicato a un valore appena inferiore. Proprio su un immobile del valore di 125.000 euro, la progressione conduce a 1.700 euro (3% sui primi 25.000, 1% sui successivi 75.000 e 0,8% sull’ultimo tratto di 25.000), mentre con un criterio “a scaglione unico” – ossia solo 0,8% su 125.000 – si arriverebbe a 1.000 euro, creando l’ingiustificata evenienza che 125.000 frutti meno di 100.000 se si comparano le percentuali dei diversi scaglioni.