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Navigando tra le funzionalità offerte dalla piattaforma, l'utente che desidera un'esperienza di utilizzo più fluida e priva di pubblicità si imbatte in un sistema di riconoscimento basato su "API-Key", anziché sulla classica registrazione di un account utente con tanto di nome utente e password.
Questa scelta non è casuale, ma risponde a una precisa filosofia progettuale che, sin dalle origini di Diritto Pratico, mette al primo posto la sicurezza, la privacy dell'utente e la semplicità d'uso. L'obiettivo è quello di fornire un "pass" per le funzionalità avanzate senza imporre la creazione dell'ennesimo profilo online e senza centralizzare dati sensibili in un database.
Ma in cosa consiste, esattamente, questo sistema? Come garantisce la sicurezza senza richiedere una password? E quali sono i vantaggi concreti di un "badge digitale" rispetto a un'area riservata tradizionale?

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La Scelta per la Sicurezza e la Privacy: Dietro le Quinte della API-Key di Diritto Pratico

Quando si progetta un servizio online che prevede funzionalità riservate, la prima strada che viene in mente è quasi sempre la stessa: un'area utenti con nome utente e password. È un modello che conosciamo tutti, consolidato da decenni. Per la sua piattaforma, Diritto Pratico ha compiuto una scelta diversa e consapevole, optando per un sistema basato su una "API-Key". Attraverso queste righe, si vogliono illustrare le ragioni tecniche e "filosofiche" di questa decisione, per offrire la massima trasparenza sul funzionamento della piattaforma e sui vantaggi che ne derivano per ogni utente.

Il Modello Tradizionale e i Suoi Limiti Intrinseci

Il classico sistema di login prevede che l'utente si registri creando un account. Da quel momento, il server della piattaforma ha la responsabilità di custodire in un proprio database le credenziali di accesso, tipicamente il nome utente e una versione crittografata (hash) della password. Sebbene sia una pratica comune, questo approccio presenta delle criticità significative.

In primo luogo, crea un punto di vulnerabilità centralizzato. Un database utenti diventa un obiettivo appetibile per malintenzionati. In caso di violazione (data breach), un intero archivio di informazioni, seppur parzialmente protette, potrebbe essere esposto, con conseguenze facilmente immaginabili. Inoltre, impone all'utente l'onere di creare e ricordare l'ennesima password, alimentando la cosiddetta "password fatigue" e spingendo, talvolta, a riutilizzare le medesime credenziali su più servizi, con un effetto a catena sui rischi per la sicurezza.

Dal punto di vista della normativa, e in particolare del GDPR, la conservazione di un database utenti impone al titolare del trattamento oneri di gestione, protezione e manutenzione non trascurabili.

L'Approccio della API-Key: un "Badge Digitale" Decentralizzato

Il sistema adottato da Diritto Pratico ribalta questa logica. L'API-Key fornita non è la chiave per accedere a un'area riservata, ma piuttosto un "badge digitale". Non viene chiesto di creare un account, perché sul server di Diritto Pratico non esiste un'anagrafe degli utenti.

Quando attivi la tua API-Key, questa viene semplicemente memorizzata in un cookie tecnico sul tuo browser. Da quel momento, ogni volta che visiti la piattaforma, il tuo browser presenta automaticamente questo "badge" al server. Il server non ha bisogno di sapere "chi sei tu" nel senso tradizionale del termine; gli è sufficiente "riconoscere" che quel badge è autentico e valido per sbloccare le funzionalità premium.

Come Funziona, Tecnicamente?

Ma cosa contiene, quindi, questa chiave? E come viene garantita la sua sicurezza? L'API-Key non è una stringa di testo casuale, ma un piccolo pacchetto di informazioni, strutturato e reso sicuro attraverso più livelli di protezione.

  1. I Dati Essenziali: Al suo interno sono codificati solo i dati minimi indispensabili: il nome o la denominazione che hai fornito e il tuo indirizzo email. A questi si aggiunge un timestamp, ovvero l'esatto momento in cui la chiave è stata generata.

  2. Il Sigillo di Integrità: Prima di essere cifrata, a queste informazioni viene aggiunto un “sigillo digitale” che certifica l'integrità del contenuto. Se anche un solo carattere dei dati originali venisse alterato, il sigillo risulterebbe infranto e la chiave non valida. Questo garantisce che la chiave non possa essere manomessa.

  3. La Cifratura: L'intero pacchetto di dati (informazioni + sigillo) viene quindi cifrato. Il risultato è una stringa di caratteri apparentemente senza senso, illeggibile per chiunque non possieda la chiave di decifratura. È come mettere il tutto in una busta sigillata e indecifrabile.

Quando il tuo browser presenta la chiave, il server di Diritto Pratico esegue il processo inverso in pochi millisecondi: decifra il contenuto, verifica l'integrità del "sigillo digitale" e controlla il timestamp per assicurarsi che non sia scaduto. Solo se tutti i controlli danno esito positivo, le funzionalità avanzate vengono attivate per quella sessione.

Una questione pratica: la gestione del "badge" tra browser e dispositivi

Come abbiamo visto, il "badge digitale" è memorizzato in un cookie. Un cookie non è altro che un piccolo file di testo che il sito chiede al browser di conservare per lui. Nel nostro caso è proprio il "badge" che il nostro browser mette al collo ogni volta che visita Diritto Pratico.

Questo spiega alcuni scenari comuni:

  • "Ho cliccato sul link nella mail, ma il sito non mi riconosce sul mio solito browser." Questo accade perché ogni browser (Chrome, Firefox, Safari, Edge, etc.) gestisce i propri cookie in modo completamente separato dagli altri. Sono come stanze diverse e non comunicanti. Se cliccando sul link nella mail si apre il browser predefinito del tuo sistema (magari Edge) ma tu di solito navighi con Chrome, il cookie verrà salvato solo su Edge. La soluzione è semplice: copia il link di attivazione dalla mail e incollalo nella barra degli indirizzi del browser che usi abitualmente. Puoi ripetere questa operazione per ogni browser e su ogni dispositivo (PC, tablet, smartphone) su cui desideri attivare il servizio.

  • "Tutto funzionava, ma ora il sito mostra di nuovo la pubblicità." Molto probabilmente, hai eseguito una pulizia del browser che ha cancellato anche i cookie. Cancellare i cookie è come riporre il badge nel cassetto: il server non può più vederlo e, di conseguenza, non può riconoscerti. Anche in questo caso, la soluzione è immediata: ritrova l'email originale con il link di attivazione e cliccaci nuovamente. Il cookie verrà reinstallato e tutto tornerà a funzionare come prima. Conserva quella mail: è la tua chiave universale per riattivare il servizio ogni volta che ne avrai bisogno.

E se l'API-Key viene sottratta, ad esempio accedendo alla mia casella di posta?

È una domanda legittima. In questo scenario, quali sono i rischi concreti? La risposta risiede nella natura stessa del sistema. Poiché sui server di Diritto Pratico non sono conservati dati personali, documenti o anagrafiche degli utenti, il "furto" della chiave non espone alcuna informazione sensibile custodita dalla piattaforma.

Il soggetto non autorizzato avrebbe unicamente la possibilità di usufruire, per il periodo di validità residua, dei servizi premium. Lo scopo primario della API-Key, infatti, è offrire un'esperienza di navigazione migliorata, libera dalla pubblicità, e garantire maggiori risorse computazionali a chi sostiene il progetto. Qualora un uso anomalo o eccessivo venisse rilevato – come accadrebbe se più persone utilizzassero la stessa chiave in modo intensivo – il sistema potrebbe limitare temporaneamente l'accesso ai servizi per quella specifica chiave, al fine di garantire la stabilità della piattaforma. L'impatto, quindi, si limiterebbe a un possibile disservizio, senza mai compromettere la sicurezza dei dati.

I Vantaggi Concreti di Questa Scelta

Questa architettura, apparentemente più complessa, si traduce in vantaggi tangibili per l'utente.

  • Privacy Superiore e Conformità GDPR "by Design": È il vantaggio più importante. Non esistendo un database centralizzato di utenti, il rischio di una fuga di dati massiva è strutturalmente eliminato. Si aderisce al principio di minimizzazione dei dati: vengono trattate solo le informazioni strettamente necessarie e per il solo tempo della transazione. L'utente ha il pieno controllo: per "disconnettersi" da un dispositivo è sufficiente cancellare il cookie relativo, senza dover interagire con il gestore.

  • Sicurezza Accresciuta: Il rischio è decentralizzato. Non c'è una password che possa essere rubata tramite phishing o indovinata con attacchi brute-force. La sicurezza della chiave si basa sulla robustezza della crittografia e sulla segretezza della chiave di cifratura del server.

  • Esperienza Utente Semplificata: Nessun modulo di registrazione, nessuna password da ricordare, nessuna procedura di "password dimenticata". Un clic sul link ricevuto via mail è tutto ciò che serve per attivare il servizio su un dispositivo.

In sintesi, la scelta di adottare un sistema di API-Key rispecchia la volontà di Diritto Pratico di offrire una piattaforma non solo utile e funzionale, ma anche progettata fin dalle fondamenta per essere sicura, leggera e rispettosa della privacy dei Colleghi che la utilizzano e la sostengono.

Si spera che questa spiegazione abbia contribuito a fare chiarezza e a illustrare l'impegno e la cura dedicati anche agli aspetti meno visibili dell'infrastruttura.

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Una piccola nota per i più tecnici: la scelta di usare il termine "API-Key" è puramente funzionale. Sebbene questo nome, in un contesto specialistico, possa far pensare all'esistenza di interfacce di programmazione (API) per l'interazione tra software, qui la chiave agisce semplicemente come un "pass" di attivazione per l'utente. E' stato scelto questo termine perché ormai universalmente riconosciuto nel mondo digitale e di immediata comprensione per l'utente finale, preferendolo ad alternative forse più precise ma forse meno intuitive.
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